DATA: 21 settembre 1999
L’ultimo giorno: colazione
in un silenzio imbarazzato.
Ci siamo svegliati con il
sole, il mare calmo e una brezza da est.
La giornata è volata via
tra i preparativi per le operazioni di scarico delle apparecchiature e di
sbarco.
Correvamo tutti (per quanto
sia possibile correre su una barca) da una parte all’altra, presi dalle
tante cose da fare e dai nostri pensieri.
Pensieri su quei cento
giorni di vita in comune, a tempo di mare e di vento.
Anche se non ce lo siamo
detti, so che tutti, come me, avevano la testa occupata a fare il punto,
per cosi’ dire, su quell’esperienza. Ogni fine porta con sé un bilancio,
una riflessione sulle cose vissute. In quel momento, almeno per me le
immagini prendevano il sopravvento sui pensieri. Ovviamente quelle degli
incontri con gli squali, certo meno frequenti di quanto avrei voluto, ma
pur sempre emozionanti, le nuotate con i delfini, le tartarughe che
amoreggiavano... E i tanti bei momenti che avevo avuto con i miei compagni
di viaggio con i quali avevo condiviso quel mio sogno di bambino.
La giornata è trascorsa
veloce. Oramai vedevamo chiaramente il porto. Le luci, i rumori delle
sirene e dei motori da una parte, e la calma del mare dall’altra. Ci
stavamo lasciando alle spalle il luogo della nostra "caccia al tesoro",
che avevamo nutrito di pasture e che a sua volta ci aveva nutrito con le
sue sorprese, le sue ricchezze, e, anche la sua avarizia.
Solo in apparenza ci
sembrava di abbandonare quel luogo, eppure io sapevo che quella non era
una fine, ma una tappa.
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